Dopo tanta pubblicità, rimbocchiamoci le mani e cerchiamo di vederci chiaro:
Otello, non di Shakespeare ma di Verdi… e ci tengo a sottolinearlo, perché i dialoghi, poco fedeli all’originale, risalgono all’età verdiana, se per caso qualcuno nella sua “oblianza” volesse ricordarlo.
Tutto il contorno che ci gira intorno è perfetto, il teatro splendido che riesce ad accogliere la scenografia senza problemi, una pedana enorme girevole, un coro di adulti e un coro di voci bianchi, costumi fedelissimi all’opera.
Ma allora cosa c’è che manca a quest’opera? Il pubblico non è rimasto molto soddisfatto, forse perché ormai abituato a vedere Musical giovanili e balletti seminudi? No, non c’è nulla di imperfetto, è solo che l’opera di Verdi non è tra le più conosciute, non ha un’aria famosa che ti resta impressa e il tema della gelosia è quello che più temiamo.
Percui anche se perplessi, occorre vederlo per abituare l’orecchio e godere di alcune trovate sceniche veramente geniali, come il fuoco che improvvisamente appare da una botola o il grande e immenso velo che come una spada di Damocle fluttua tra le teste dei protagonisti, che ci ricorda il fazzoletto del tranello che Jago tende al suo caro amico Otello.
massimiliano vermi
Dramma lirico in quattro atti. Musica di Giuseppe Verdi. Libretto di Arrigo Boito, da William Shakespeare.
teatro Arcimboldi Viale dell’Innovazione, 20 Milano
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