Passano gli anni e i secoli ma alcune pièce teatrali sono sempre attuali, come “Il malato immaginario” di Molière.
In quest’opera dagli aspetti tragicomici possiamo rivivere tanti momenti della vita quotidiana. Persone che vivono con la paura della malattia, medici che approfittano di queste persone oppure medici che diventano succubi di tali persone perché non sanno più cosa fare per i loro pazienti. Belle e giovani donne che approfittano, nascoste dietro un finto amore, di uomini deboli solo per trarne profitto, addirittura inducendo un padre a diseredare i propri figli. Persone che non ascoltano i consigli dei familiari e degli amici stretti ma si fidano ciecamente dei loro aguzzini. Sono tutte storie che sentiamo e vediamo quotidianamente. Un grande Gioele Dix e una immensa Anna Della Rosa, insieme ad un gruppo di bravissimi attori e diretti sapientemente da Andrée Ruth Shammah, portano in scena “il malato immaginario” con intelligenza e ironia, facendo trascorrere agli spettatori oltre 2 ore e mezza di spettacolo tra risate e momenti di grande riflessione.
Si arriva alla fine della serata con grande leggerezza e non ci si accorge del tempo trascorso. Tra le varie riflessioni durante lo spettacolo mi è venuto in mente un famoso detto: non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire. Per fortuna, come succede nello spettacolo, l’amore e la ragione quasi sempre prevalgono sul male.
Zeta
di Molière
regia Andrée Ruth Shammah
con Gioele Dix, Anna Della Rosa e con
Marco Balbi, Valentina Bartolo, Francesco Brandi, Piero Domenicaccio, Linda Gennari, Pietro Micci, Alessandro Quattro, Francesco Sferrazza Papa